Michael Moore è diventato famoso per i suoi film documentari di denuncia, pellicole che hanno fatto discutere mezzo mondo e che adesso vengono messe in discussione a loro volta da Manufacturing Dissent, il documentario di Debbie Melnyk e Rick Caine presentato ieri al Torino Film Festival.Michael Moore ha raggiunto il successo denunciano major e situazioni americane e ora, ironia della sorte, si trova egli stesso oggetto di un documentario di denuncia. Debbie Melnyk e Rick Caine hanno deciso di spiegare in Manufacturing Dissent come Moore abbia manipolato le testimonianze raccolte per avvalorare le sue tesi. I due documentaristi canadesi sfidano Moore sul suo stesso terreno e rivelano particolari inediti che gettano un’ombra su Moore e sul suo lavoro a partire dalla sua prima pellicola, Roger & Me, nella quale Moore racconta la crisi della General Motors e denuncia l’impossibilità di avere un incontro con Roger B. Smith, ritenuto responsabile del licenziamento di 30.000 lavoratori. In realtà, spiegano Melnyk e Caine, quell’incontro ci fu, ma in fase di montaggio venne strumentalmente eliminato dalla pellicola. Sempre in Roger & Me sarebbe presente anche una scena completamente inventata, quella del furto di un furgone satellitare descritta come una vera e propria messinscena.
In Manufacturing Dissent si parla anche di Fahrenheit 9/11, il film documentario che valse a Moore la Palma d’Oro a Cannes nel 2004, qui il regista Moore avrebbe estrapolato alcune frasi dei discorsi del presidente Usa forzandone il significato per convincere la gente a votare contro di lui. Da ultimo nel mirino dei due registi canadesi anche Bowling for Columbine , il film documentario nel quale Moore cerca di dimostrare che il Canada è un Paese sicuro degli USA perché è più difficile acquistare armi, il regista aveva mostrato come nessuno in casa sia solito chiudere la porta a chiave, teoria smascherata in men che non si dica, Melnyk e Caine dati alla mano dimostrano che la maggior parte delle abitazioni canadesi è chiusa a chiave.
‘’Manufacturing Dissent” spiegano i due canadesi ” è una dichiarazione di libertà di parola. Noi crediamo fortemente nella libertà di parola, nel porre domande all’autorità o dire la verità al potere: è di questo che parla il film. Ma seguendo Michael Moore in giro per oltre due anni, filmando lo Slacker Uprising Tour, il suo sforzo per spingere i giovani a votare e cercare così di sbarazzarsi di Bush, abbiamo immediatamente compreso - concludono i due documentaristi - che la libertà di parola, il porre domande all’autorità o il dire la verità al potere sono nell’occhio di chi osserva e ascolta”.